Non dormire? Che tortura!

Nicole Bieske, portavoce di Amnesty International, ha dichiarato «Togliere il sonno a un essere vivente è crudele, inumano e degradante. Se usato per periodi prolungati di tempo è una tra le più spietate delle torture.». E in effetti è ampiamente documentato come

la privazione di sonno o la veglia forzata sia una condizione che provoca conseguenze non banali a livello psicofisico come la stanchezza, il cattivo umore, la facile irritabilità, la difficoltà nella concentrazione, la perdite di memoria, l’alterazione della capacità decisionale, il viso gonfio e pallido, le alterazioni della vista, ecc. Ed io questa settimana le ho praticamente tutte!!!!

E’ anche noto che qualora questa condizione si prolunghi nel tempo si possano sviluppare patologie ben più serie come stress, ansia, depressione, paranoia e via dicendo. Del resto, si sa, non è un caso che la privazione del sonno sia stata spesso utilizzata come strumento e tecnica di tortura nelle più svariate situazioni (ad es. per interrogare prigionieri di guerra).

Ecco, detto ciò, non credo che esistano al mondo genitori che attraverso questa tortura non ci siano passati. Chi prima, chi dopo, chi più spesso, chi ogni tanto, sta di fatto che le nottate in bianco, il sonno frequentemente interrotto e la persistente necessità di dormire e ancora dormire, facciano parte integrante della vita di un genitore e siano uno degli argomenti di conversazione più comuni.

E cosa ci si può fare? Se si è sani di mente, direi praticamente nulla, perché se si ha un figlio è così. Punto. Te ne fai una ragione e tiri avanti, annaspando e resistendo ma soprattutto sperando che arrivi quella notte magica che ti regala almeno 6 ore di sonno continuato e da cui ti risvegli incredulo e quasi più stravolto di quando non dormi.

Perché c’era un tempo in cui si dormiva e l’eventualità di un risveglio mattutino antecedente le ore 8.00, sembrava quasi una tortura. Un tempo che, a ripensarci ora che la rumba è decisamente cambiata, sembra non sia mai stato davvero il tuo.

Avere un figlio ed essere genitore è anche questo. Affrontare i propri limiti, mettere alla prova la propria resistenza psicofisica ed accettare le “torture” senza perdere totalmente il senso della ragione. E si fa, al meglio che si può, perché li si ama.

Quello che però proprio non si può accettare è consentire agli altri di farci sentire delle merdine quando magari è da una settimana che dormi da schifo e hai tutti i buoni motivi del mondo per essere stanca, confusa, nervosa, smemorata, facilmente tendente allo sbrocco. Eh no, mi dispiace! Non ci sto.

E allora, prima di aprire la bocca con frasi inutili e alquanto irritanti del tipo “su dai, stai calma”, “forza, si deve aver pazienza”, “ma dai poverino, non parlargli così”, fatevi un sincero esame di coscienza. Perché io lo so e lo sapete anche voi.

Ci siete passati, avete solo dimenticato!

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